Domenica 21 gennaio XVIII edizione della Festa della Verza.
Un ricco programma di eventi e iniziative dedicate all’ortaggio invernale, da sempre molto diffuso sul territorio: mostre di pittura, convegni inerenti la verza ed altri ortaggi invernali, degustazioni enogastronomiche a base di verza, mercatino di “Campagna amica”, incontri con autori.
Seguendo la pluricentenaria tradizione religiosa, dopo la Santa Messa solenne di domenica 21, si distribuisce il “pane di Sant’Antonio” (pane benedetto da somministrare anche agli animali domestici) mentre i “scampanotadôrs” locali si esibiscono in un festoso concerto di campane sistemate sul sagrato della Chiesa.
C’è anche l’occasione per fare un gesto di generosità: si distribuiscono le verze per raccogliere fondi a favore della “Lega Friulana Lotta Tumori”.
Chi avrà la pazienza di scartabellare le rare, ma preziose, pubblicazioni che parlano della storia di Feletto Umberto si accorgerà di quanto sia pertinente e interessante l’iniziativa di valorizzazione della verza, che la Pro loco C.I.L. Feletto ripropone già da diversi anni. Per scoprire il collegamento tra questo gustoso ortaggio e la comunità di Feletto occorre esplorare la vita religiosa di questo paese, risalente all’ottavo, nono secolo quando è data notizia della sua dipendenza dalla Pieve matrice di Santa Maria di Castello. Verso il 1300 Feletto passò sotto la giurisdizione di Paderno, sede della Vicaria, continuando peraltro nel culto di Sant’Antonio Abate.
Nel 1593 la chiesa del paese risulta dotata di tabernacolo e battistero per servire una popolazione di circa duecentoquarantacinque anime, anche se il cappellano aveva poteri limitati in quanto l’amministrazione dei sacramenti e delle “decime” erano riservate al Vicario di Paderno.
Con l’aumento della popolazione cresce anche la voglia di indipendenza dei felettani che nel 17° secolo si fa più vivace sfociando in contesa con “quelli di Paderno”; nel 1636 Feletto ottiene l’istituzione della Confraternita del Santissimo Sacramento con relative indulgenze e il “diritto” di effettuare la processione il giorno del Corpus Domini, nonostante la ferma opposizione del parroco di Paderno. Certamente quella volta Feletto aveva anche il campanile, simbolo di grande vitalità religiosa ma anche civile dal momento che Chiesa e Comune si dividevano gli spazi della “Casa della Fraterna di Sant’Antonio” collocata dove oggi sorge la canonica.E’ presumibile che in quell’epoca iniziassero le “lotte intestine” tra Feletto e Paderno , ovvero tra i “verzârs” e i “cozârs”, soprannomi derivati dall’abbondanza delle rispettive colture.
Stando alle testimonianze orali, tramandate di padre in figlio, sembra che quegli agguerriti progenitori non si siano soltanto limitati a prendersi reciprocamente in giro gridando al vento le…botaniche burle, ma siano giunti a scontri “cruenti” a suon di verze e zucche nonché …dei proverbiali sassi.Così, dal buio degli anni rivive e si identifica il carattere, la determinazione, la forza della gente di Feletto che, pur afflitta da una miseria nera, ha saputo assumere posizioni di principio tali da non farsi intimorire da arroganze e prevaricazioni da qualsiasi parte manifestate.
Per rafforzare ancora di più la volontà di autonomia Feletto, nel 1721, demolisce la primitiva chiesetta ubicata nell’attuale cortile della canonica, e dà luogo alla costruzione dell’attuale chiesa, che nel 1751 sarà consacrata dal cardinale Daniele Delfino. Passano gli anni, la popolazione aumenta, ma Feletto dipende sempre dalla parrocchia di Paderno.
Nel 1851 costruisce l’attuale canonica sul luogo dove sorgeva la Casa della Fraterna distrutta dai Francesi nel 1809 e, nel 1865, i rappresentanti del paese che conta 1200 abitanti, tornano a chiedere, invano, l’indipendenza religiosa da Paderno. Ormai è sfida aperta. In risposta all’ennesimo diniego di ….libertà, Feletto risponde rifiutando di versare le “decime”.
La lotta si sposta quindi dalle strade alle stanze del vescovado: dalle verze alla…diplomazia ma con la stessa fermezza! Il Vicario di Paderno trova sempre maggiori difficoltà nell’assolvere i compiti del proprio ministero a Feletto tanto che il 22 giugno 1866, alla vigilia della liberazione, dovrà farsi scortare dai gendarmi austriaci per celebrare nel paese che gli “vuol male”.Negli anni seguenti a sedare i tumulti sarà costretto ad intervenire lo stesso generale Cialdini, il liberatore di Udine. Il 13 marzo 1874, a fronte della disponibilità del Capitolo udinese di soddisfare le petizioni di Feletto, subentrò il veto del Vescovo. Ciò scatenò l’ira del sindaco Pietro Raimondo Feruglio che, deciso a farla finita una buona volta, si mise alla testa di un Comitato che guidò personalmente in vescovado per impedire che il giorno dell’Ascensione il Vicario di Paderno si recasse a dir messa in paese.
Anche quella volta la Curia non cedette.Allora, “il giorno maledetto”, mentre il Vicario si avviava per Feletto, fu avvisato del rischio che correva a proseguire. Il prete, fra l’incerto e l’imbarazzo, sulle prime girò il calesse per poi riprendere la strada verso “il paese in rivolta”; ma giunto ai confini dell’allora Comune di Feletto, fu bloccato da Luigi Feruglio (Dosse), Giovanni Codutti e Giobatta Toso. Non è dato sapere se con le buone o con le cattive, ma quei tre costrinsero il Vicario a tornare a Paderno sotto scorta mentre Luigi Feruglio correva in paese a portare la notizia della ….vittoria.Il prete informò del fatto i suoi superiori avvertendo che mai più si sarebbe recato a Feletto. Per tutto l’anno seguirono “subbugli” e solo il 30 aprile 1875 il paese in rivolta “conquistò” la tanto agognata indipendenza. Un mese dopo il Vescovo emetteva il decreto che istituiva la Vicarìa Curata di Feletto che il 15 giugno 1879 si completò con il provvedimento regio di assenso emanato da re Umberto I.CURIOSITA’: Feletto, nel 1868, aveva aggiunto al nome proprio quello del sovrano per distinguersi, tra l’altro, dagli altri Feletto esistenti nel Regno.